Quando dalla Criminalizzazione dell’Espressione di Genere nascevano Spazi di Resistenza

La definizione popolare di Halloween come “Gay Christmas” nella comunità LGBTQIA+ non è un fenomeno estetico o culturale superficiale. È la sedimentazione di una precisa strategia di sopravvivenza: per oltre un secolo, questa è stata l’unica finestra temporale in cui l’espressione di genere non normativa sfuggiva temporaneamente alla repressione statale.
In termini contemporanei, potremmo dire che le generazioni queer precedenti hanno trovato un exploit nel codice del sistema repressivo: una vulnerabilità che, una volta identificata, è stata utilizzata strategicamente per creare spazi di autonomia dove non dovevano esisterne.
1848-1960s: La criminalizzazione dell’espressione di genere come strumento di controllo sociale
Columbus, Ohio, 1848: una delle prime codificazioni municipali americane che criminalizza esplicitamente il cross-dressing (St. Louis, Missouri, aveva approvato una legge simile già nel 1843). Il modello si replica rapidamente – New York, Chicago, San Francisco, decine di altre città. Le “masquerade laws”, originariamente concepite per reprimere le rivolte agrarie dei coloni bianchi travestiti da nativi americani, vengono risemantizzate come strumento di normalizzazione del genere.
La genealogia di queste leggi è significativa: il binarismo di genere rigido è un dispositivo coloniale. Come documentato ampiamente negli studi postcoloniali e nella teoria queer, i colonizzatori europei hanno imposto la griglia binaria uomo/donna come marcatore di civiltà versus barbarie. Le società indigene e non-europee che presentavano sistemi di genere plurali, fluidi o non binari venivano classificate come “primitive” – la conformità al binarismo diventa così sia strumento di classificazione razziale che di controllo sociale interno.
Anni ’50-’60, Lavender Scare: la persecuzione sistematica delle soggettività queer si intensifica. La famigerata “regola dei tre articoli” – obbligatorietà di indossare almeno tre capi di abbigliamento gender-conforming – rappresenta una forma di biopolitica applicata all’abbigliamento. Come testimonia Leslie Feinberg in Transgender Warriors, le comunità butch e trans trasmettevano oralmente una conoscenza di sopravvivenza: esisteva una sola notte all’anno in cui questa forma di controllo veniva sospesa.
Halloween.
1913, Pittsburgh
Il collasso della capacità repressiva
Nel 1913 la polizia di Pittsburgh sperimenta un sovraccarico del sistema repressivo: il volume di arresti per cross-dressing durante Halloween supera le capacità operative. L’anno successivo, le autorità dichiarano una sospensione de facto dell’applicazione della legge per quella specifica notte.
Questo non rappresenta un atto di tolleranza o alleanza, ma un limite strutturale del potere disciplinare: quando il numero di “devianti” eccede la capacità di processarli, il sistema punitivo collassa temporaneamente. È un classico buffer overflow – troppi input per le capacità del sistema, che va in crash e smette di funzionare come previsto.
La comunità queer non ha aspettato che qualcuno “patchasse” il bug. Lo ha sfruttato.
Da questa frattura sistemica emerge uno spazio di autonomia. Dai drag balls di Harlem – che iniziarono nella tarda era post-Guerra Civile e raggiunsero il picco di popolarità negli anni ’20 e ’30 durante il Rinascimento di Harlem – ai bar del Castro, Halloween si costituisce come temporalità liminale: un giorno in cui la performatività di genere non normativa passa da atto criminale a pratica socialmente tollerata. Le persone queer e trans potevano esistere pubblicamente, costruire visibilità collettiva, sperimentare espressioni di genere altrimenti censurate.
“Bitches Christmas”
continuano le pratiche di visibilità pubblica
Philadelphia, anni ’50-’60: la comunità queer locale sviluppa una pratica che viene definita internamente “bitches Christmas” – processioni spontanee che collegano diversi bar gay, seguendo performer drag in uno spazio pubblico altrimenti negato. Queste pratiche precedono cronologicamente sia Stonewall (1969) che il primo Pride (Christopher Street Liberation Day, 1970).
La genealogia è significativa: Halloween come spazio di aggregazione pubblica queer anticipa e prefigura alcune pratiche che diventeranno centrali nei Pride. Entrambi coinvolgono:
- Occupazione dello spazio pubblico da parte di soggettività marginalizzate
- Visibilità collettiva come strategia politica
- Costruzione di comunità attraverso la performatività
- Celebrazione pubblica di identità altrimenti represse
Dopo Stonewall e la nascita dei Pride, Halloween mantiene la sua funzione specifica. A New York, la Village Halloween Parade (iniziata nel 1973-74) viene rapidamente adottata dalla comunità queer come spazio importante di espressione, continuando la tradizione di quella “notte speciale” in cui la visibilità queer era socialmente tollerata. La direttrice artistica della parade, Jeanne Fleming, ricorda: “La comunità gay ha iniziato a partecipare alla parade perché era la notte in cui potevi essere qualsiasi cosa volessi essere – potevi essere fuori [del closet], e allora non era così facile.”
Persistenza contemporanea: “Gay Christmas”
ALOK Vaid-Menon, artista e attivista non-binary: “New York Fashion Week e Halloween sono alcuni degli unici momenti in cui mi sento a mio agio a camminare come me stessə in città”. La testimonianza, rilasciata negli anni 2020, documenta la persistenza del fenomeno oltre un secolo dopo Pittsburgh 1913.
I dati economici confermano la centralità di Halloween per gli spazi commerciali queer: è la seconda serata più redditizia dell’anno per i locali LGBTQIA+, dopo il Pride. Ma ridurre questo fenomeno a mera economia sarebbe depoliticizzante.
Halloween mantiene una funzione specifica nella riproduzione culturale della comunità: per molte soggettività trans e gender non-conforming rimane il primo spazio sicuro di sperimentazione dell’espressione di genere. La “scusa” del costume offre ancora oggi quella plausible deniability che storicamente ha permesso la sopravvivenza – un workaround elegante che aggira i protocolli di sorveglianza sociale senza tecnicamente violarli.
Attualità politica:
Leggere Halloween contro la repressione contemporanea
Nel contesto italiano attuale – DDL Zan affossato, criminalizzazione della GPA come dispositivo di controllo sui corpi trans e queer, domesticazione neoliberale dei Pride, incremento delle aggressioni – questa genealogia storica non è esercizio nostalgico ma strumento analitico.
La storia di Halloween documenta tre dinamiche teoricamente rilevanti:
IDENTIFICARE LE VULNERABILITÀ DEL SISTEMA REPRESSIVO
Il potere disciplinare non è mai totale. Pittsburgh 1913 mostra come il sovraccarico del sistema punitivo crei temporaneamente spazi di autonomia. Questa lezione rimane strategicamente valida: ogni sistema di controllo ha dei limiti strutturali, dei punti di failure. Trovarli non è fortuna – è intelligenza strategica applicata alla sopravvivenza.
Le generazioni queer precedenti hanno trasformato una finestra annuale di 24 ore in infrastruttura culturale permanente. Hanno costruito reti, trasmesso saperi di sopravvivenza, creato forme espressive che sono diventate il modello per l’organizzazione politica successiva. Hanno fatto reverse engineering delle pratiche di controllo per creare pratiche di liberazione.
L’AUTONOMIA COME PRATICA, NON COME CONCESSIONE
Le persone queer non hanno aspettato riforme legislative o “riconoscimento”. Hanno occupato spazi, costruito visibilità, rivendicato esistenza – sempre in anticipo rispetto alla legge, spesso in contraddizione con essa. Non hanno chiesto permessi: hanno trovato backdoor e le hanno attraversate.
Continuare a celebrare Halloween mantenendo la consapevolezza di questa genealogia significa praticare memoria politica attiva. Quella parrucca, quel binder, quel rossetto – in quanto performatività pubblica di genere non normativo – restano atti politici anche quando non sono intenzionalmente tali. Perché esistono in continuità con una tradizione centenaria di resistenza alla normalizzazione.
La comunità continua ad appropriarsi di questa notte, ogni anno. Non per nostalgia, ma perché la strategia funziona ancora. Il sistema ha provato a patchare l’exploit – con nuove leggi, nuove forme di sorveglianza, nuove violenze. Ma ogni tentativo di chiudere quella backdoor ne ha aperte altre.
La lezione è chiara: trovare le vulnerabilità del potere non è un atto isolato, è una pratica collettiva che si tramanda.
Fonti e approfondimenti
Testi fondamentali:
- Leslie Feinberg, Transgender Warriors: Making History from Joan of Arc to Dennis Rodman (1996) – testo seminale per la storia trans
- Michael Bronski, A Queer History of the United States for Young People – sintesi accessibile della storia LGBTQ+ USA
- Marc Stein, ricerche d’archivio sulla comunità queer di Philadelphia (San Francisco State University)
- Archivi della Village Halloween Parade, NYC
- Testimonianze orali di veteranə di Stonewall, incluso Martin Boyce
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